Vini da 28 nazioni del mondo, il mondo dei naturali e tanto tanto altro a Slow Wine Fair

Saranno oltre 5000 le etichette tra cui scegliere il tuo percorso degustazione a Slow Wine Fair 2025. La fiera internazionale del vino buono, pulito e giusto si terrà dal 23 al 25 febbraio 2025 sempre a Bologna Fiera. Novità: la manifestazione si svolgerà in concomitanza con il salone dell’agroalimentare Sana 2025 (mentre Sana beauty 2025 il salone dedicato a bellezza e benessere si terrà dal 20 al 23 marzo 2025).

  • Date: dal 23 al 25 febbraio 2025
  • Dove: Bologna Fiere
  • Cos’è: Fiera internazionale del vino sostenibile che segue i principi di Slow Wine ossia buono, pulito e giusto
  • Per chi: appassionati, curiosi, sommelier, operatori del settore
  • Cosa trovi: oltre 5000 etichette tra cui scegliere e 1000 espositori italiani e internazionali

Biglietti Slow Wine Fair 2025

Se sei un winelover, puoi acquistare il tuo biglietto per il 23 febbraio a un costo di 39€. Se sei un professionista del vino il tuo ingresso è valido per un giorno a scelta tra il 23, 24 e 25 febbraio a 20€ oppure esistono anche dei pacchetti di abbonamento: due giorni a scelta a 30€tre giorni a 40€. I biglietti sono acquistabili online e, nei giorni dell’evento, presso le casse fisiche. Molte categorie di utenti possono inoltre fruire di un codice coupon, che dà diritto a scontistiche sia per i winelover che per i professionisti del settore. Soci Slow Food, Fisar, studenti dell’Università di Scienze Gastronomiche: ingresso valido per domenica 23 febbraio a 29€. I codici coupon possono essere riscattati unicamente online. Cuoche e cuochi delle Osterie d’Italia e dell’Alleanza Slow Food, locali Ascom: ingresso valido in un giorno a scelta tra il 23, 24 e 25 febbraio a 15€

Cos’è Slow Wine Fair

Slow Wine Fair è una delle manifestazioni più importanti nel panorama nazionale e internazionale. Offre ai partecipanti la possibilità di trovare in un solo luogo il meglio della produzione artigiana e sostenibile italiana e mondiale. Ogni anno ci sono in degustazione migliaia di vini da tutte le regioni italiane e decine di paesi mondiali. Le etichette vengono selezionate con un occhio di riguardo a chi produce in biologico e in biodinamico e secondo i principi cardine Slow Food: buono, pulito e giusto.

Degustazioni di vino naturale

Inoltre, grazie alla presenza di distribuzioni specializzate come Arké, Elemento Indigeno, Velier-Triple “A” e di collettive come Junge Wilde Winzer, Natural Wine Association, Vi.Te – Vignaioli e Territori e Demeter, oltre a numerosi altri vignaioli che si sono iscritti in modo indipendente, sono già più di 200 le cantine di vini naturali presenti.

Oltre confine: Più di 150 cantine estere da 28 nazioni

Sempre più importante la presenza straniera della Slow Wine Fair. Cresce, infatti, a 157 il numero di vignaiole e vignaioli che giungono da altri Paesi (28 oltre all’Italia, il numero più alto di sempre). A Bologna propongono in degustazione sia vini provenienti dalle più prestigiose denominazioni mondiali, quali Borgogna, Bordeaux, Champagne, Rodano, Loira, Mosella, Reno, sia da Stati meno conosciuti come Giappone, Georgia, Bolivia e Cile.

Chi organizza l’evento

La terza edizione di Slow Wine Fair è organizzata da BolognaFiere e SANA, Salone Internazionale del Biologico e del Naturale,  con  la  direzione  artistica di  Slow  Food.

Chi seleziona le cantine

Gli espositori sono selezionati da una commissione di cui fanno parte esperti italiani ed esteri. A comporla sono il curatore e la vicecuratrice della redazione Slow Wine Giancarlo Gariglio e Federica Randazzo e altri importanti degustatori professionisti: Antonio Boco e Paolo De Cristofaro, per quanto riguarda l’Italia; Juan Gualdoni e Deborah Parker Wong, per quanto riguarda i vini internazionali. La commissione internazionale di assaggio costituisce un importante elemento distintivo rispetto alle altre fiere del settore.

Se vuoi partecipare come espositore a Slow Wine Fair 2025

Tutte le informazioni per valutare una partecipazione come espositore sono a questo link, con prezzi e dettagli.

Conosciamo più da vicino alcuni dei vignaioli presenti

La costante attenzione ai dettagli è il punto di forza della storica azienda altoatesina Cantina Girlan. Negli ultimi anni, l’azienda ha deciso di ridurre le emissioni di CO2 adottando bottiglie più leggere e tappi Stelvin per i suoi bianchi e rosati, permettendo così l’uso di meno solfiti. A Provaglio d’Iseo, Silvano Brescianini continua a portare avanti la storia di Barone Pizzini, pioniere del biologico in Franciacorta. In Toscana, nella Costa degli Etruschi, le Macchiole, guidate da Cinzia Merli, continuano il loro percorso verso la certificazione biologica e la sostenibilità. Questo approccio dimostra che Bolgheri è dinamica e all’avanguardia, rispettando l’ambiente e mantenendo alta la qualità delle produzioni.

Cantine biologiche e biodinamiche: tre esempi dal nord Italia

All’inizio degli anni 2000, dopo un incontro con Nicolas Joly, Marinella Camerani decise di convertire al biodinamico la sua azienda agricola. Oggi, la figlia Federica guida la Camerani – Adalia & Corte Sant’Alda, una proprietà che include boschi, ulivi, alberi da frutto e vigneti in Val Mezzane, in provincia di Verona. Sempre in Lombardia, nell’estremo sud, l’Oltrepò Pavese è noto per la sua varietà di condizioni pedoclimatiche. Qui, la Tenuta Mazzolino, guidata da Francesca Salvo, ha individuato 39 parcelle distinte per valorizzarne le peculiarità. Un luogo già famoso cinquant’anni fa come la collina del Pinot Nero. In Toscana, a Montepulciano, la cantina Avignonesi gestisce quasi 200 ettari di vigneti biodinamici. Questa azienda si impegna a ridurre l’impatto ambientale e promuovere la sostenibilità. Notevole è il progetto di reimpianto del vigneto La Stella, trasformandolo da monocoltura a ecosistema complesso.

Dall’Amarone al Barolo

In Veneto, l’Amarone di Speri è un simbolo del territorio della Valpolicella classica. Da sette generazioni, la famiglia seleziona le uve più adatte per valorizzare la biodiversità dei vigneti autoctoni, come il prestigioso Monte Sant’Urbano. In Piemonte, Aldo Vaira e sua moglie Milena Ghigo, insieme ai figli Francesca, Giuseppe e Isidoro, producono il rinomato Barolo. La loro filosofia produttiva si basa sulla diversificazione: coltivano circa venti varietà di uve nelle vigne prestigiose di Langa. A Treiso, il Barbaresco di Lodali riflette il terroir dei vigneti di nebbiolo delle Rocche dei Sette Fratelli e Giacone, con viti che superano i 50 anni. A San Rocco di Seno d’Elvio, Lodali continua a esaltare le qualità del Nebbiolo. In Toscana, i punti di riferimento sono il Brunello di Le Chiuse e il Chianti Classico di Caparsa.

Vitigni unici da riscoprire

Il Mayolet è solo una delle 13 varietà coltivate dalla Cantina di Barrò. A guidarla è Matteo, enologo alla terza generazione, che affianca i genitori Elvira Rini e Andrea Barmaz nella produzione di ben 12 etichette, in poco più di tre ettari e mezzo di terreno a Sant-Pierre, in una delle aree più vocate nel panorama valdostano.
Tra le antiche miniere di zolfo a Tufo, in provincia di Avellino, la coda di volpe di Cantine dell’Angelo è il risultato della più recente e piccola parcella di Angelo Muto. Terza generazione di viticoltori, oggi uno dei migliori interpreti del territorio irpino. Se si guarda alla Sardegna, la granazza bianca porta il nome di Giuseppe Sedilesu, la cui famiglia ha permesso di lanciare il nome di Mamoiada nel mondo. Alle etichette storiche, già da quest’anno, si aggiungono i vini che riportano i nomi dei singoli vigneti, come Ghirada Zi’ Spanu e Ghirada Murruzzone, con viti di oltre cinquant’anni.

Giovani vignaioli che guardano al futuro

Dopo un lungo girovagare oltreoceano, nel 2020 Mattia Scarbolo è tornato a Lauzacco per affiancare il papà Walter e la sorella Lara, che segue oggi la parte enologica. Con la sua attività, intende esprimere un carattere sottovalutato delle grave del Friuli, dando particolare attenzione al Pinot Grigio. Nell’alto Monferrato, tra Moasca e Canelli, Luca Amerio è il braccio e la mente di Tenuta Il Nespolo, che deve il nome all’albero piantato da nonno Giovanni negli anni Sessanta, ereditato poi dal papà Domenico, oggi di supporto in cantina. Vincitore del Premio al Giovane Vignaiolo di Slow Wine 2025, Luca ha dato nuova linfa alla realtà di famiglia, ed è attivo anche nell’Associazione EsCAMOtage. Sono trenta invece le candeline di attività della Cantina Adriano Marco e Vittorio, dove Michela Adriano, con ottimismo, è riuscita a cogliere il meglio di un’annata che ha messo tutti a dura prova.
 

Femminile plurale

Nonostante la giovane età, Chiara Condello ha già alle spalle quattordici vendemmie. La sua caparbietà e competenza l’hanno resa un punto di riferimento non solo per Predappio e la Romagna, ma per tutta l’Italia vitivinicola. A Monteforte d’Alpone, Federica Nardello e suo fratello Daniele affrontano la sfida della conversione biologica nella regione del Soave. Hanno deciso di preservare le tradizioni vinicole, valorizzando viti secolari come quelle del Monte Zoppega. A Lonato del Garda, Giovanna Prandini è la forza motrice di Perla del Garda, nata all’inizio degli anni Duemila con una filosofia chiara: il vino si inizia a fare in vigna, con l’attenzione e la saggezza della tradizione contadina. La famiglia Dei ha origini a Rapolano Terme, in provincia di Siena, nota per l’estrazione del travertino. Caterina Dei, ereditando dal padre Glauco, produce vini di qualità rispettando le tradizioni e il territorio. A San Gimignano, visitare Montenidoli significa entrare in contatto con la cultura, l’energia e la passione di Elisabetta Fagiuoli, che esprime il potenziale dei vigneti di vernaccia, trebbiano, malvasia e sangiovese, coltivati biologicamente, o come dice lei, “secondo natura”. Nelle colline del Roero, Monica e Daniela Tibaldi festeggiano dieci anni di successi. Dal 2014, le sorelle hanno quasi raddoppiato la superficie vitata, ottenuto la certificazione biologica e strutturato l’azienda, producendo vini che riflettono il territorio.